La vecchia cartolina postale “Ubermor” non viaggiata da tempo faceva capolino dai mucchi di fogli sparsi sulla scrivania.
Come sempre, mi sono presa tutto il mio tempo per elaborare le domande affiorate guardandola e riguardandola, quasi con noncuranza, rimettendo per l’ennesima volta a posto le mie carte: è la mia tecnica, quella di lasciare che gli oggetti parlino: se si tratta di lettere, sono loro che raccontano. Ma le immagini devono essere interrogate, poi lasciate lì, poi nuovamente interpellate dopo aver fatto delle ipotesi da verificare, dopo aver letto documenti e lettere, lasciato di nuovo in sospeso i quesiti che si sono aggiunti, poi …a un certo punto bisogna chiedere aiuto.
L’anonimo soggetto non era un membro della mia famiglia.
Si trattava della fotografia di un vero e proprio ritratto, senza autore: un ritratto verista (non so se opera di un anonimo artista dipendente dalla casa editrice delle cartoline oppure la foto di un dipinto di migliore fattura, quindi opera di un pittore professionista), un uomo di mezza età, una bella testa di capelli in libertà, soltanto le tempie un po’ ingrigite, lo sguardo vivo e diretto sotto leggerissimi e quasi invisibili occhiali, baffetti neri all’insù e curati, un accenno di barbetta, un fiocco un po’ dandy al posto della cravatta, la giacca accennata con pennellate imprecise e vigorose. La cartolina, inevitabilmente in bianco e nero, testimoniava una certa antichità.
Chi sarà, chi non sarà.
In rete si trovano veri esperti che sanno riconoscere luoghi e persone da pochi dettagli ed è alla rete che mi rivolgo.
L’esperta delle cartoline e dei personaggi e dei luoghi si trova in una pagina di fb dal titolo “Il mercatino delle cartoline”: è un pozzo di notizie ed è inoltre gentile, mette a disposizione le sue competenze, le condivide, come si dice in gergo. Come lei sono gentili anche tutti gli aderenti a questo gruppo.
Dopo pochissime ore, sulla rete mi compare la risposta: “Assomiglia molto a Bossi Marco Enrico musicista compositore…”
E si accende la lampadina che collega tutti i fili, fa quadrare il cerchio, dà risposta a un quesito che, pur di non vitale importanza, era tuttavia rimasto lì. Molto spesso ho la sensazione che alle mie domande c’è una risposta, che quello che cerco c’è, che niente si perde mai veramente…come tutti i grandi quesiti esistenziali, anche questi sono messi in moto dalla curiosità e dallo stupore, in questo caso dalla semplice ricerca di un nome da dare a un personaggio da cartolina.
Ecco dove avevo visto quel volto, quei baffetti, quegli occhi neri…!
La mia nonna Alba, valente violinista, aveva frequentato il Liceo Musicale a Bologna (allora si chiamava così), diplomandosi nel 1909: lasciata Rimini e i suoi cari già dal 1907, prese dimora presso le suore Dorotee di via Mascarella e cominciò a studiare il violino come una matta molte ore al giorno. Unico diversivo: andare a Messa la domenica mattina e, attraverso tresche ordite con amiche compiacenti, ricevere e rispondere alle lettere di una sedicente amica S. B. che altri non era che il nonno Sandrino Bonifazi che l’aveva amata a prima vista e le scriveva innocenti messaggi visibili a tutti (“Tanti cari saluti dalla tua amica S.B.”), ma che furbescamente nascondeva sotto il francobollo il vero messaggio d’amore (“Tanti ardenti baci” “Un caloroso abbraccio” “Ti amo coccona mia” e via dicendo).
Dal 1902 al 1911 il Maestro Enrico Bossi (Salò 25/4/1861-Oceano Atlantico 20/2/1925) fu Direttore del Liceo Musicale bolognese e certamente non mancò di apprezzare le doti e la sensibilità della giovane Alba, inviandole la propria foto autografata con tanto di dedica in occasione del diploma ottenuto con brillantissimi risultati nel giugno del 1909. “Alla valorosa e gentile violinista signorina Alba Campana in ricordo della sua rivelazione artistica. M. E. Bossi. Bologna 10/6/9”.

Lasciata Bologna, il Maestro Bossi proseguì la sua carriera concertistica come organista, dopo aver dato notevole impulso a questo strumento (fino ad allora utilizzato solamente nelle chiese) e creando un “metodo per organo” ancor oggi utilizzato nei conservatori.

Negli anni Venti, all’apice della sua carriera iniziò una serie di concerti in Europa e in America: di ritorno da una di queste trionfali tourneè, imbarcatosi su un piroscafo che lo doveva riportare in Italia, morì a bordo per una emorragia cerebrale nel 1925 a 64 anni.
Qualche anno prima della morte, la sua vita si intrecciò ancora con quella di mia nonna Alba poiché fu il Maestro Bossi a inaugurare a Rimini l’organo Tamburini della Chiesa dei Servi (Santa Maria in Coorte) nel 1922 (?). Fu probabilmente uno dei suoi ultimi concerti in Patria, richiamato per la sua fama ad attraversare l’oceano e continuare la sua brillante carriera.
La cartolina in questione lo ritrae già più maturo e mi piace pensare che Alba conservasse accuratamente il ritratto e di tanto in tanto lo contemplasse, assorta, forse con la nostalgia di quei tempi e di quei successi, lei che ormai era lontana dalle scene e sentiva la vita scivolarle via in rivoli che non avrebbe mai immaginato….
Lorenza Bonifazi
Fonti:
Archivio Bonifazi, Faldone 19 Alba Campana
Enciclopedia Treccani alla voce Enrico Marco Bossi
Grazie al M.to Paolo Accardi