Alessandro Sante Gambetti

Nella famiglia Bonifazi, a memoria d’uomo, da che mondo è mondo, si è sempre saputo che il capostipite di tutti era tal Alessandro Sante Gambetti.

Questa figura favolosa era comprovata dai racconti dei vecchi e soprattutto da un cospicuo numero di libri che portano, come intestazione nella prima pagina, scritta a mano, la dicitura “Alexander Sancte Gambetti et amicorum”, prova inconfutabile che Alessandro non solo era un uomo colto e autorevole, ma per giunta generoso e magnanimo perché la biblioteca era fruibile anche dai suoi amici.
La raccolta è costituita di tomi soprattutto secenteschi e settecenteschi che trattano argomenti giuridici e teologici, non mancando tuttavia libri in latino e in francese riguardanti vari argomenti.

Alessandro doveva essere una specie di avvocato o forse addirittura un notaio e lo dimostrano una serie di onorificenze rilasciate dai suoi insegnanti nella “Gloriosa Studiorum Mater Bononia” ove sembra essere iscritto nel 1778 sotto la guida del Reverendissimo Canonico Giuseppe Vogli per gli studi di Filosofia (che quella volta volevano dire un po’ tutto). Lo stesso Canonico l’anno successivo (1779) rilascia una dichiarazione in cui scrive che “Alexander Gambettus Mercatensis inter Auditores meos Philosophie(?) sic studet, ut ingenius, diligentia, profectu(?) paucissimos habeat pares. Ita est.” Era cioè bravissimo.

Il 16 aprile 1792 un’altra pergamena “In nomine Domini Amen” conferma che “Alexandrum Sanctem Gambetti de Castro Mercatino” è Notarius e ammesso ad esercitare liberamente tale professione.

Alessandro, dopo gli studi a Bologna, vive sempre al Mercatino di Talamello diventandone un’autorità (Gonfaloniere) e un punto di riferimento per diatribe e questioni fra paesani, proprietari terrieri, pievi e parrocchie. Un ramo della sua famiglia, arricchitasi enormemente con il possesso di alcuni mulini e esercitando la lucrosa professione di mugnai, acquistò direttamente dal Granduca di Toscana la Contea di Monterotondo dove sono attestati alcuni fratelli e, dopo una generazione, il famoso guaritore Nicola Gambetti (1832-1921). Anche Alessandro aveva possedimenti e mulini a Talamello e Mercatino.

Sposa Caterina Paggetti ( ?- 3 aprile 1856), sorella dell’abate Guido (?-1853), famoso erudito del Montefeltro. Dalla loro felice unione nascono almeno tre figlie femmine: Marianna, Maria Anna Angela Marina e Maria Margarita Marina. La reiterazione del nome “Marina” (lungo tutto l’albero genealogico e in tutte le sue ramificazioni) testimonia la devozione alla Santa titolare dell’omonimo oratorio o la frequentazione di quella chiesetta che, posta nella grande piazza del Mercato, per molto tempo dovette soddisfare le esigenze di culto dei mercatinesi, data l’inagibilità di San Pietro in Culto.

Il chiodo fisso di Alessandro per vent’anni fu la “Dismembratio” cioè la separazione fra la Parrocchia di Talamello e quella di Mercatino: per far diventare autonoma la Chiesa di San Pietro in Culto a Mercatino superò ben tre processi ecclesiastici, smosse mari e monti e perfino il Papa di allora (Leone XII e forse anche il suo predecessore Pio VII) finché non ottenne quanto si era prefisso, infischiandosene dei permali dei talamellesi che lo osteggiarono in tutti i modi.
Festeggiò l’avvenimento pagando di tasca sua le tre campane della chiesa (fuse a Roncofreddo nel 1826), rafforzando e innalzando l’antico campanile che non avrebbe sopportato il peso delle nuove.
Riuscì a vedere esaudito il suo desiderio e le aspirazioni di libertà dei mercatinesi perché la morte sopraggiunse per lui il 21 gennaio 1830 e venne ricordato con una messa celebrata nel giorno di Sant’Agnese per moltissimi anni.