PALAZZO SEGNI
POI PALAZZO MATTEI GAMBETTI
POI GAMBETTI BONIFAZI
OGGI RESIDENZA COMUNALE
La piazza di Novafeltria, inusualmente grande fra tutte quelle dei paesi vicini, è stata da sempre adatta e destinata a ospitare le fiere e i mercati che richiamavano merci, venditori e compratori da ogni dove.
Di qui il nome di Mercatino Marecchia e, ancor prima, quello di Mercato di Talamello: non si sarebbe certo potuto svolgere lassù, a Talamello, il mercato! Molto meglio quel grande prato che doveva esserci prima della piazza lastricata secondo l’usanza post-unitaria (è infatti solo dopo l’Italia unita che i paesi si rifanno il look. Prima, strade e piazze erano sterrate e malmesse, carretti e cavalli facevano la loro parte, gli animali in mostra e in vendita).
Eppure, maestoso sopra questo spazio e questa affollata umanità, i conti Segni di Bologna fecero erigere il loro Palazzo, a riprova della loro potenza e del loro prestigio.
Acquistato il feudo il 7 novembre 1641 addirittura da un ramo della famiglia Malatesta, esso si componeva di 29 famiglie, numerosi terreni dati in affitto, mulini a polvere e a grano, un’ osteria e un “nobile Palazzo fatto costruire da Mons. Segni”.
I feudatari Segni che si succedettero fino al 1797 in realtà non abitarono mai a Mercatino e di questo si lamentavano i suoi agenti e la popolazione poiché questa terra, priva di un signore che la governasse, divenne ben presto covo di briganti e assassini.
Ci pensò la Rivoluzione francese a mettere un po’ d’ordine sia dal punto di vista giudiziario che amministrativo: i beni requisiti ai Segni nonostante le proteste e le assicurazioni dei rivoluzionari prima, poi dell’imperatore, dopo il 1814 non ritornarono affatto ai proprietari, ma come i beni ecclesiastici furono messi in vendita .
E’ a questa data che il Palazzo passa ad Alessandro Sante Gambetti, Gonfaloniere di Talamello, che sicuramente ne affitta i locali a moltissime persone: tutti gli spazi vengono occupati per camere e botteghe, perfino le “grotte”(scantinati) e i mezzanini vengono usati da commercianti ed artigiani che regolarmente pagano l’affitto per moltissimi anni, garantendo cospicue entrate anche alle eredi di Sante, la figlia Marina e la nipote Sandrina.
Quest’ultima sposò Luigi Mattei Gentili Casanova, ricco commerciante discendente (guarda caso) di uno degli antichi affittuari, e la loro figlioletta, inevitabilmente chiamata Marina, ne divenne erede.
Nel 1888 Marina Mattei Gentili Casanova (discendente dai Gambetti) sposò Giuseppe Bonifazi e il Palazzo acquistò anche questo nome riportato sulla cartolina.
Alcuni locali furono dal 1874 affittati come sede municipale di Talamello poi ceduti al neonato comune di Mercatino, definitivamente distaccatosi da Talamello nel 1907.
La famiglia Bonifazi dovette riservarsi alcuni locali almeno fino al 1917 se è vero che le mie due zie Letizia e Liana, figlie di Sandrino e nipoti di Marina e Giuseppe, nacquero (come si tramanda in famiglia) “nel Palazzone”.
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Testi consultati:
Potito A., Il feudo dei Conti Segni di Bologna, Rimini, Bruno Ghigi ed., 1975
Varotti A., Talamello, Modulistica Valmarecchia, 1988
Archivio Bonifazi