Nell’anno del Signore 1844 si contavano nel Mercatino di Talamello 467 persone divise in 95 famiglie.
Fra queste, non lontano dalla Pieve, abitavano i Fabbrini, in una grande casa che ospitava ben 12 persone: i fratelli
Caterina (1781), rimasta zitella a ormai 62 anni,
Francesco (19/8/1791-7/2/1862) maritato con Maria Antonia Pacini e i loro figli Michele, Bentivoglio, Pietro e Marina,
Luigi (1796) con la Teresa Colombari e i figlioli Sebastiano, Eurosia e Paolina.
Erano tre dei tanti figli di Paolino Fabbrini ed Eurosia Biordi e tutti gli uomini di casa esercitavano la professione di fabbro ferraio, attività che veniva praticata da qualche generazione e che aveva dato origine all’appellativo Fabbrini poi diventato un vero e proprio cognome.
Si trattava di una famiglia patriarcale ed agiata sia in virtù di un’attività ben avviata, sia per l’acquisto di alcuni possedimenti, sia perchè le mogli provenivano da famiglie di piccoli possidenti della zona ed avevano portato altri beni.
Nel 1851 Pietro figlio di Francesco si sposa con Maria Cesaretti: anche loro rimangono nella grande casa con i genitori, gli zii e i cugini ed è qui che nasce il loro primo figlio Guglielmo (1/7/1851) cui si aggiungono via via Paolino (19/02/1853), Assunta (8/12/1854), Rosa (1/12/1856), Vincenzo (1 /4/1860- 21/7/1954 a Fernandez), Brigida (morta nel 1862), Francesco Luigi Paolino (12/11/1862-? a Fernandez), Cecilia (26/12/1863) , Maria Antonia (9/11/1865).
La famiglia a questo punto è veramente molto allargata e forse non c’è lavoro e guadagno per tutti e così i fratelli Vincenzo e Francesco all’età di circa 20/25 anni intorno al 1881/82 decidono di tentare la sorte ed emigrare in America Latina e precisamente in Argentina
Giunti al porto di Buenos Aires dopo un lunghissimo viaggio in nave, si ritrovano giovani, lontani da casa, sperduti in un paese sconosciuto ma… sono insieme, hanno la vita davanti e hanno imparato un mestiere.
Fra le tante grida del porto, cercando di decifrare quella strana e sconosciuta lingua, vengono a sapere che si cercano uomini per la costruzione della Ferrovia del Nord e si rendono disponibili a lavorare in terre ancora più lontane e sconosciute (un po’come la conquista del Far West in America Settentrionale). Non sanno neppure dove s’andrà a lavorare né dove porterà la nuova strada ferrata, ma decidono di arruolarsi per questa pionieristica avventura: sono insieme, o la va o la spacca.
La loro esperienza familiare e mercatinese di fabbri ferrai fa sì che vengano scelti e in seguito apprezzati per il durissimo lavoro che in qualche anno congiunge la città di Buenos Aires all’interno del paese, su su fino a Tacuman e Santiago del Estero: lungo la strada ferrata che si snoda per 1200 chilometri in territori inospitali e deserti, ogni 40 chilometri la compagnia costruttrice ha deciso di fondare una stazione, in modo da rendere più facile il rifornimento di acqua per locomotive e passeggeri.
Dopo circa 1000 chilometri, Vincenzo e Francesco, che fin dallo sbarco erano diventati per tutti Vicente e Francisco Fabrini decidono di fermarsi: rispettati da superiori e compagni, hanno probabilmente raggranellato qualche soldo e la scelta ricade su un territorio particolarmente ricco di boschi e corsi d’acqua che possono garantire nuova prosperità grazie al commercio di legna, traversine, pali ecc. forniti dalle valli circostanti.
Siamo nella provincia di Santiago del Estero, la cui capitale è una delle più antiche città fondate dai conquistadores nel XVI secolo. Vicente e Francisco sono i nuovi conquistadores essendo i primi fondatori della città di Fernandez in cui si stabiliscono avviando una bottega (guarda un po’) di fabbro.
Nel 1900 Vicente aveva 40 anni, una buona posizione economica ed era giunto il momento di farsi una famiglia: incontrò Maria Rosario Dàvila, una bella ragazza di 17 anni, e se la sposò immediatamente.
Fu un matrimonio felice durato ben 54 anni fino alla morte di Vincenzo a 94 anni nel 1954 (Maria Rosario gli sopravvisse di 25 anni).
Ebbero 14 figli dei quali 9 rimasero in vita costruendosi a loro volta nuove e numerose famiglie, i cui figli e nipoti si fecero onore nei rispettivi ambiti lavorativi: uno di loro, Josè Prospero Fabrini (1916-?), fu un famoso calciatore di varie squadre del sud America e sul finire della carriera divenne Direttore Tecnico di altrettante squadre Nordamericane.
Ma è della figlia Margherita Fabrini (1903- ) che voglio raccontare per giungere alla conclusione di questa bella storia.
Margherita, bellissima, a 20 anni conobbe un uomo d’affari libanese da cui ebbe un figlio al di fuori del matrimonio, Arnaldo Azar. L’amore della sua vita fu però Neif Llapur, un altro immigrato libanese che si innamorò perdutamente di lei e decise di sposarla nel 1928 quando Arnaldo aveva 5 anni. Da questo matrimonio nacquero altri 4 figli, fra cui Leopoldo Osvaldo Llapur (1931).
Leopoldo Eduardo Llapur (1961), figlio di Leopoldo Osvaldo e nipote di Margherita e Neif, è il discendente dei Fabbrini del Mercatino di Talamello che mi ha contattato dalla lontana Argentina per conoscere le origini della sua famiglia.
I fili del passato si sono riannodati e ci hanno permesso di tessere il racconto di un bellissimo albero pieno di frutti: alcuni sono lontani nel tempo e hanno il sapore antico delle cose perdute, altri li abbiamo proprio a portata di mano e ne possiamo cogliere il sapore, vedere il colore, conoscere la forma: sono i frutti più recenti di questa famiglia che mi si è presentata con il desiderio vivo di conoscere le proprie origini.
Tutti i rami hanno portato frutto e chi oggi ha avuto la pazienza e l’audacia di ripercorrere la storia avrà potuto vedere che la fatica del crescere, i sacrifici, le inevitabili potature e raccolte hanno permesso a questo albero frondoso di stare maestoso e sicuro nella grande prateria dell’esistenza.
Fonti:
Stato delle Anime del Mercato di Talamello dal 1844 a tutto il 1860
Archivio di Stato di Pesaro
Archivio Bonifazi
wikipedia per Josè Propsero Fabrini
Si ringraziano:
Leopoldo Llapur
don Mirco Cesarini