La zia Rutilia

pavone e ghirlanda fiorita

Rutilia Bonifazi in Bucci (1859-1919)

La zia Rutilia (in verità è molto spesso scritto Rutiglia così come è scritto Ceciglia perciò trascrivo in maniera corretta) è una presenza alquanto misteriosa nella nostra famiglia: un po’ come l’araba fenice, che vi sia ciascun lo dice dove sia nessun lo sa.

Infatti, mentre del bisnonno Giuseppe abbiamo molte fotografie nei più svariati momenti della sua vita lavorativa e affettiva, di lei ci rimangono solo quello strano nome (che nessuno dei posteri osò mai replicare) e i suoi ricami: si tramanda infatti che fosse bravissima in questa arte e ognuno di noi ha in casa un’opera della Rutilia.

Per la questione del nome, s’è provato a guardare sul calendario, ed è il nome di uno sconosciuto santo martire africano che si celebra il 2 agosto: Rutilia potrebbe proprio essere nata in quel giorno del 1859.

E’ primogenita di Eugenio e Elisabetta Capelli da Sapigno, poi diventa sorella di Giuseppe nato nel 1861: rimangono orfani a dieci/dodici anni e vengono affidati a un tutore che spedisce lei dalle suore dorotee di San’Agata e lui in Seminario a Sarsina, poi a studiare a Pesaro.

In verità, il tutore Angelo Sabattini è un po’ come l’amministratore virtuoso del Vangelo e come dovrebbero essere tutti: conserva e accresce il patrimonio, trascrivendo diligentemente uscite e entrate sul “Libro di amministrazione dei Pupilli Bonifazi di Mercatino” che compila ogni giorno dal 12 marzo 1861 al 1881 e oltre, quando Giuseppe sarà ormai in grado di amministrarsi da solo.

I nostri due orfanelli non sono affatto poveri perciò possono studiare il pianoforte e il francese, si fanno confezionare abiti, camicie, gonne, paltò, gabbane più volte l’anno, calzano stivaletti suolati e risuolati, acquistano alle fiere di Senigallia e Sarsina cappelli per tutte le stagioni e scialli e fazzoletti di seta.

Trascorrono perfino qualche giornata ai bagni di Rimini nel mese di agosto.

Tornando a Rutilia, dopo le scuole dalle suore, vive a Carpegna presso la famiglia Comandini: cosa faccia di preciso non si sa. Probabilmente ricama e si occupa dei bambini poveri e abbandonati: ha delle rendite che provengono dall’eredità paterna e che, alla maggiore età di Giuseppe, i fratelli si dividono equamente in piena concordia. In realtà, ai giorni d’oggi ci sarebbe da ridire perchè il papà Eugenio nomina erede universale il maschio Giuseppe, mentre alla Rutilia va solo la legittima. Tuttavia Giuseppe soddisfa ogni suo capriccio economico che sostanzialmente si riduce a tele e filati mandati a Carpegna con il biroccio di Gaetano Rinaldi e qualche cappone per Natale.

Tutto fila liscio finchè, nel 1888, Giuseppe si sposa con Marina Mattei Gambetti Gentili Casanova, la ragazza più ricca del paese: qui incominciano i guai e le lettere roventi di Rutilia che si sente messa da parte e defraudata dei suoi averi oltre che dell’affetto e della premura del fratello. Lamenta di dover sempre chiedere farina, vino, legna da ardere, soldi per le sue spese ecc., che nessuno la rispetta né le vuole bene e così via. Il 5 dicembre 1907, giovedì, con atto notarile Monti si procede alla divisione dei beni dei fratelli Bonifazi: nell’atto Rutilia “non è andata a marito” e la poverina ha ormai 48 anni…quindi è a tutti gli effetti zitella.

E invece…il 2 gennaio 1908 Giuseppe, nei suoi libri di conti, cita il “cognato Giovanni Bucci”!! Praticamente nel giro di un mese Rutilia ha trovato un fidanzato e se l’è sposato: ecco perchè tutta quella fretta di dividere i beni col fratello!!

La figura di Giovanni professor Bucci compare come una meteora nei carteggi di famiglia: secondo le mie supposizioni sta sposato pochissimo tempo, forse addirittura pochi mesi. Infatti, mentre l’8 febbraio Giuseppe manda un vaglia della Banca d’Italia di Rimini al professor Giovanni Bucci a Clusone (?), il primo giugno dello stesso anno si fa un viaggio “a Bologna pel cognato Giovanni” e così il giorno seguente, mentre il giorno 3 si susseguono “telegrammi a diversi e gita a Bologna pel defunto G.”.

Orrore degli orrori: se veramente questo signor G. fosse il povero Bucci e fosse veramente e disgraziatamente morto sarebbe stato sposato a Rutilia solo 6 mesi!!

In seguito non viene più citato e Rutilia riceve periodicamente delle somme e le si pagano le tasse come se fosse tornata a dipendere dal fratello.

particolare della lavorazione
un portafoglio a punto fiamma
ricordo 1901

Certamente dal 1915 si firma “vedova Bucci” e alla sua morte, durante l’elogio funebre a fine maggio 1919, la sua condizione di maritata e di vedova viene ribadita.

La poverina, solo qualche giorno prima aveva scritto al fratello di non sentirsi troppo bene e di dover rimandare la sua gita da Carpegna a Mercatino di qualche giorno: la febbre spagnola che imperversava in quelle terre in quei giorni non le dette scampo e morì a 60 anni tondi.

ricamo di Rutilia poi divenuto il piano di un tavolino